La Rosa nel Pugno in FVG

(Da Radicali.it) – I compagni e gli amici che fanno riferimento all’associazione “Radicali Perla Rosa” e allo SDI stanno lavorando per presentare il simbolo della “Rosa nel Pugno” nella nostra città sia alle elezioni politiche nazionali sia a quelle amministrative. Questo simbolo può rappresentare efficacemente le ragioni di una lista elettorale laica, socialista liberale e radicale, che vuole contribuire a creare le condizioni di un’alternanza al governo del Paese e degli enti locali della provincia di Trieste in attesa che maturino i presupposti per un’alternativa al sistema partitocratico.

La lista, quindi, sosterrà i candidati del centro-sinistra in modo deciso e leale, senza nascondere agli occhi degli elettori le peculiari battaglie nel campo dei diritti civili delle donne, dei disabili, dei malati, le iniziative antiproibizioniste sulla droga e sulla ricerca scientifica o di tutela dell’ambiente, o sull’uso della democrazia diretta e delle moderne tecnologie informatiche (tra cui il voto elettronico) ecc… e che continueremo a proporre come singole campagne di partito. Come dicevo, stiamo lavorando in quella direzione a patto di riuscire a superare alcuni ostacoli, primo fra tutti quello della legalità delle campagne elettorali.

La legalità delle campagne elettorali

a) La denuncia che abbiamo presentato  in questi anni è che la legge non è rispettata, e non sono garantiti ad alcune forze politiche quegli strumenti indispensabili per un confronto leale, paritario e democratico. Nelle ultime tornate elettorali quasi tutte le forze politiche hanno raccolto le firme in maniera illegale, e nonostante le denuncie puntualmente depositate presso ogni Procura della Repubblica ed in barba alla norma sull’obbligatorietà dell’azione penale, la magistratura non è intervenuta. Per cui oggi c’è chi deve raccogliere le firme in piazza davanti a tutti con enormi difficoltà e per mesi e chi le raccoglie in maniera clandestina in poche ore, e quelli che  sono riconosciuti colpevoli d’irregolarità, senza per questo compromettere il risultato elettorale, se la cavano spesso con una multa. Il Parlamento inoltre, con la nuova legge elettorale, ha stabilito che tutte le forze politiche, eccetto la Rosa nel pugno,  sono esentate dal raccogliere le firme.

b) L’informazione sia pubblica che privata distribuisce ai vari soggetti politici i tempi in maniera proporzionale al consenso elettorale, così che un partito che ha il 30% dei voti ha, di solito, il 30% del tempo anche se produce poche iniziative (il tempo è sfruttato con dichiarazioni, opinioni, interviste) e un partito che ha l’ 1% dei consensi riceve, spesso e volentieri, l’equivalente in spazi informativi anche se è protagonista di numerose battaglie politiche. Durante le campagne elettorali poi, anche grazie alla così detta “Par Condicio”, nell’impossibilità di dare eguale spazio a tutti i candidati, si cancellano, semplicemente a tutti, gli spazi.

c) I rimborsi elettorali sono distribuiti in maniera proporzionale ai voti e non dietro presentazione di fatture,  perciò più che un rimborso è un finanziamento in  spregio dei risultati del referendum che ha bocciato il finanziamento pubblico ai partiti.

d) I voti di preferenza sono sempre meno sfruttati dagli elettori anche per un evidente fastidio e disinteresse verso il sistema politico, con la conseguenza di rafforzare la presenza di lobby occulte portatori d’interessi particolari che  possono con poche centinaia di voti  di preferenza determinare l’elezione dei loro rappresentanti,  e di indebolire le lobby democratiche, portatori d’interessi generali, che non possono, per questo particolare aspetto, contare sulla totalità attiva dell’elettorato ma solo su un generico voto di lista.

e) La presenza di nuovi soggetti politici, come le istituzioni ecclesiastiche, i sindacati, le associazioni di categoria o le testate giornalistiche nazionali, snatura completamente i termini del confronto elettorale. Queste organizzazioni si muovono come un qualunque partito politico, con ingenti risorse finanziarie, indicano e sostengono candidati, conducono campagne politiche ed utilizzano tutti i mezzi a loro disposizione per sollecitare le istituzioni a prendere provvedimenti. (vedi allegato sulle presenze televisive su Rai Uno nel 2004)

Trieste

A Trieste in particolare  non è prevista la possibilità da parte del cittadino o delle forze politiche d’opposizione o non rappresentate in consiglio comunale e provinciale di proporre

a) referendum abrogativi (esiste solo l’istituto del referendum consultivo difficile da usare e del resto mai usato),
b) di prendere visione, tramite internet, delle delibere (c’è solo l’elenco dei titoli)
c) di assistere alle sedute consiliari tramite internet .

Pare impossibile ma è più facile conoscere quello che si fa in Parlamento ed in Regione piuttosto che quello che succedere in Provincia ed in Comune (che dovrebbe essere l’ente più vicino ai cittadini.

Conclusioni

Queste sono in sintesi le ragioni per cui un gruppo politico nuovo e fuori dalle istituzioni parte per la corsa elettorale in condizioni d’estremo svantaggio. Queste condizioni d’estremo svantaggio (lo ripeto) possono essere superate e di conseguenza si rafforzerà o si indebolirà il tentativo di presentare la lista elettorale denominata “Rosa nel Pugno” se vi sarà:

1) una massiccia presenza d’osservatori internazionali per monitorare la regolarità di tutta la campagna elettorale.
2) adesioni numerose all’appello di Biagio De Giovanni (in allegato)
3) una raccolta di contributi finanziari adeguati a fronteggiare i costi della campagna di raccolta firme ed elettorale della Rosa nel Pugno.

Marco Gentili

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