La corsa bipartisan dei big per salvare il Partito radicale
IL PICCOLO (Trieste) 06/09/2017 – La corsa bipartisan dei big per salvare il Partito radicale
Il caso
di Simone Modugno
Il Partito radicale, fondato nel 1963, è il più antico partito politico italiano rimasto sulla scena odierna, ma attualmente rischia di chiudere se non verrà raggiunta la quota dei tremila iscritti entro la fine di dicembre. Traguardo stabilito dopo il congresso convocato a Rebibbia a settembre dell’anno scorso, da una parte per far fronte a necessità di carattere economico e dall’altra per comprendere se sia avvertito ancora il bisogno della sua esistenza. Al momento, a livello nazionale, si contano 1.750 iscrizioni complete e 400 “a rate”, che diverranno effettive se entro la fine dell’anno sarà completato il pagamento della quota minima d’iscrizione fissata a 200 euro.
A Trieste, da gennaio ad oggi, si contano 23 iscrizioni, come riporta Marco Gentili, il coordinatore locale del comitato degli iscritti al Partito radicale, tra le quali quelle “eccellenti” di alcuni soggetti noti della politica locale e nazionale. «Conosco i radicali dai tempi del liceo Petrarca, dove crebbero alcuni futuri esponenti», racconta Roberto Antonione, ex sottosegretario ed ex presidente della Regione con Fi, e a lungo in passato iscritto ai Radicali Italiani, che tra l’altro aveva ricevuto anche il sostegno di Pannella in occasione della sua candidatura alle amministrative del 2011. «Ho risposto subito alla richiesta di Marco Gentili, in quanto l’iscrizione è stata un atto dovuto e un piacere – afferma – perché chi ama la vera politica non può che dare sostegno al Partito radicale.
Quello che consente agli appassionati di continuare a trovare un luogo dove condividere idee, impressioni e opinioni, poiché esso prescinde dalla ricerca del consenso elettorale che muove tutti gli altri partiti, elemento che nobilita la sua esistenza» . «Non significa – precisa Antonione – che io intenda riprendere un ruolo attivo nella politica al di là di un contributo di confronto e idee». Posizione condivisa anche dall’altro “eccellente” neoiscritto, l’avvocato Gianfranco Carbone, già vicepresidente socialista della giunta regionale, a dimostrazione del significato della parola “transpartito” che connota il Partito radicale. «Tutta la politica è in una fase storica in cui i partiti sono liquidi e liberistici, con continue scomposizioni e ricomposizioni – spiega Carbone -.
In questo quadro, un punto fermo è rappresentato da un partito come quello radicale che esprima precise idee liberal-socialiste nonostante operi aperture a mondi diversi. Un perno e un punto di riferimento nel Paese, anche negli ultimi impegni sulla giustizia nella campagna sulla separazione delle carriere nella magistratura». Stessa occasione nella quale è scattata la “scintilla” per Andrea Frassini, presidente emerito della Camera penale locale: «Mi sono sentito in dovere di iscrivermi, sebbene la mia fede politica sia di destra, perché ha sempre portato avanti battaglie a livello sociale che ho ritenuto giuste, come il divorzio, l’aborto e quelle sulle condizioni nelle carceri».
Le campagne dei Radicali nella giustizia hanno portato all’iscrizione di molti avvocati, tra cui Marco Fazzini, il “capofila” dei cinque iscritti dell’Unione delle camere penali: «Nella mia vita, non ho mai preso parte alla politica attiva e questa è la prima volta che mi sono iscritto ad un partito, anche se mi collocherei nel centrosinistra. Per me è stato come un dovere morale dopo la scomparsa di Pannella, per solidarizzare con chi è rimasto a portare il fardello della sua assenza, che ha ulteriormente limitato l’accesso all’opinione pubblica tramite i media».
Sta valutando l’iscrizione anche Roberto Cosolini: «Sono orientato a farlo come testimonianza della funzione importante che i Radicali hanno avuto nella politica, condividendo o meno le loro lotte» . L’ex sindaco sarà autenticatore domani della raccolta firme che si tiene nel gazebo radicale in via delle Torri il martedì e il giovedì dalle 17 alle 20 e il sabato dalle 9 alle 13.